Trombo-infiammazione nelle neoplasie mieloproliferative: un enigma ancora da risolvere

Commento a cura della Dott. Alessandro Lucchesi
“Nelle neoplasie mieloproliferative (MPN), la connessione fra flogosi, fibrosi e stati di ipercoagulabilità rappresenta un argomento di crescente interesse, anche alla luce delle nuove opportunità terapeutiche che hanno come target l’inflammasoma. Il crescente rilascio di citochine pro-infiammatorie è responsabile di numerose alterazioni a carico dei fisiologici processi emostatici. Fra questi, risultano coinvolti l’attivazione piastrinica, lo shear-stress e la conseguente interazione fra cellule del sangue ed endotelio, nonché il reclutamento di fattori plasmatici e un’incrementata generazione di trombina. La NETosi è un processo biologico piuttosto complesso che include molti dei suddetti aspetti, e che ancora una volta conferma lo stretto legame fra le MPN e malattie autoinfiammatorie come le vasculiti. Al di là del controllo della leucocitosi – importante per ridurre il rischio trombotico – sarà interessante scoprire se i nuovi potenziali “disease modifiers” attualmente in sperimentazione nella mielofibrosi saranno in grado di modulare favorevolmente questi fenomeni, riducendo l’impatto clinico della mieloproliferazione.”

Background

La fisiopatologia e la cronologia alla base dell’aumento del rischio trombotico nelle neoplasie mieloproliferative (MPN) sono ad oggi ancora poco chiare. Da un lato, l’attivazione aberrante delle funzioni immunitarie dei leucociti promuove la formazione patologica di trombi nel sistema vascolare, dall’altro l’upregolazione di citochine/chemochine secrete dalle cellule clonali e non clonali crea uno stato proinfiammatorio cronico che contribuisce alla patogenesi della malattia MPN e avvia o perpetua la trombosi.
Alla luce dell’elevata incidenza e del tasso di mortalità degli eventi trombotici nelle MPN, c’è l’esigenza di caratterizzare in modo completo gli eventi molecolari alla base dell’infiammazione e dell’emostasi al fine di sviluppare nuove terapie e strategie efficaci per prevenire e curare la trombosi.

Trombo-infiammazione: stato caratterizzato da risposte patologiche all’interno del sistema vascolare a seguito di lesioni dei vasi sanguigni, invasione da parte di agenti patogeni o fattori scatenanti infiammatori non infettivi (infiammazione sterile) che portano a danno d’organo acuto.

Le cellule neoplastiche e normali associate alle MPN secernono numerose citochine proinfiammatorie che svolgono un ruolo importante nello sviluppo dei sintomi costituzionali, sembrano essere driver della progressione della malattia e sono coinvolte nello stato protrombotico.
Diversi studi hanno riscontrato un aumento delle citochine IL-2, s-IL-2R, IL-6, IL-1, IL-8, TNF-α, associate alla trasformazione e progressione della policitemia vera (PV) e della trombocitemia essenziale (ET) in mielofibrosi. Inoltre, nei pazienti con mielofibrosi primaria, livelli elevati di IL-12, IL-15, IP-10, IL-8, IL-2 e s-IL-2R sono stati correlati con una sopravvivenza globale ridotta/scarsa.

L’eccessiva secrezione citochinica favorisce l’attivazione di piastrine, leucociti e cellule endoteliali, contribuendo alla formazione di aggregati misti leucociti-piastrine, che portano a trombosi e ischemia tissutale. Inoltre, contribuisce alla formazione di trombi mediante l’upregolazione di VCAM-1 e ICAM-1 sull’endotelio, l’attivazione dell’integrina sui leucociti, il reclutamento di granulociti e monociti, la formazione di NETosi, l’attivazione e l’aggregazione piastrinica, l’induzione del fattore tissutale, l’espressione della trombina e l’attivazione della coagulazione plasmatica.

Tra i fattori che contribuiscono alla produzione di citochine e chemochine proinfiammatorie nelle MPN c’è anche l’aumento dei livelli di specie reattive dell’ossigeno (ROS) e quindi lo stress ossidativo.
Il maggior rischio trombotico osservato nei pazienti con PV ed ET, rispetto ai casi di policitemia o trombocitemia secondaria, indica l’esistenza di fattori intrinseci al di là dell’aumento degli eritrociti e delle piastrine e della viscosità del sangue che guidano il rischio trombotico nelle MPN JAK2-V617F.
È stato infatti osservato che l’attivazione aberrante indotta da JAK2-V617F delle integrine β1 e β2 dei leucociti promuove la formazione di trombi patologici.

Nei pazienti con MPN è stata costantemente segnalata anche la presenza di trappole extracellulari dei neutrofili (NET), ovvero reti di fibre extracellulari e di DNA assemblato dai neutrofili, che svolgono un ruolo cruciale nell’immunità innata e mediano anche l’infiammazione sterile. Durante la NETosi, i neutrofili decondensano il loro DNA che, insieme al contenuto nucleare (istoni, mieloperossidasi, ecc.), viene rilasciato nello spazio extracellulare. I NET hanno anche un effetto diretto sulla funzionalità piastrinica.

Trombo-infiammazione associata ai neutrofili nelle MPN.
L’attività costitutiva della chinasi JAK2-V617F mutata aumenta il Ca2+ intracellulare e supporta l’afflusso di Ca2+, seguito dall’attivazione del CalDAG-GEF1. Ciò determina l’attivazione di GTPasi, come la proteina 1 correlata a RAS (RAP1), che stimola ulteriormente le proteine ​​​​leganti l’integrina per facilitare i cambiamenti conformazionali dell’integrina nei neutrofili. L’attivazione delle integrine aiuta i neutrofili a indurre la trombo-infiammazione, un processo a più fasi a cui concorrono i neutrofili attivati, le citochine infiammatorie, l’aggregazione piastrinica e l’induzione della coagulazione plasmatica. Inizialmente, i neutrofili interagiscono con la P-selectina e la E-selectina espresse dall’endotelio con i rispettivi ligandi PSGL-1 ed ESL1, che consentono ai neutrofili di rotolare lentamente lungo il vaso sanguigno. Durante il rotolamento, i neutrofili vengono fermati dal legame delle integrine β1 e β2 (VLA-4, LFA-1) con VCAM-1 e ICAM-1 espressi dall’endotelio. Le citochine infiammatorie, come IL-6 e IL-17, favoriscono questo processo regolando l’espressione di VCAM-1 e ICAM-1. Il rilascio di chemochine porta alla decondensazione della cromatina nei neutrofili, che quindi espellono le proteine ​​granulari, tra cui l’elastasi neutrofila (NE), la mieloperossidasi (MPO) e il materiale nucleare nello spazio extracellulare per formare i NET. La formazione dei NET stimola ulteriormente la trombosi attivando la coagulazione plasmatica e inducendo l’aggregazione di piastrine ed eritrociti.
  • Le vescicole extracellulari e le cellule endoteliali circolanti svolgono un ruolo di rilievo nei meccanismi che sottostanno al processo di trombosi.
  • È stato osservato che le EV derivate dalle cellule ematiche hanno un ruolo potenziale nelle MPN nella regolazione della malattia e, soprattutto, nell’interazione tra clone e microambiente.
  • In uno studio su pazienti con PV, ad esempio, le EV presentavano numerose proteine immunitarie e infiammatorie deregolate ed elevate, assieme ad alte concentrazioni di agenti procoagulanti e angiogenici.
  • In altri studi, invece, le cellule endoteliali circolanti sono risultate associate con il tromboembolismo venoso in pazienti con MPN, così come con il numero di eventi trombotici.

Strategie terapeutiche per ridurre il rischio protrombotico

Il rischio di trombosi arteriosa e venosa ricorrente rimane per tutta la vita in tutti i sottotipi di MPN, ma vi è ancora incertezza sulla strategia e sul trattamento antitrombotico da seguire.

Gestione clinica di pazienti con PV:
a basso rischio > bassa dose di aspirina e salasso;
ad alto rischio > citoriduzione in aggiunta ad aspirina e salasso.

Tra le altre strategie oggetto di studio rientrano:
-farmaci citoriduttori;
-inibitori JAK;
-anticorpi monoclonali anti-integrine.

Gestione clinica di pazienti con ET:
a basso rischio > osservazione;
a rischio intermedio > aspirina a basso dosaggio senza citoriduzione;
ad alto rischio > aspirina a basso dosaggio e citoriduzione.

Conclusioni

La trombo-infiammazione è ormai riconosciuta come una componente integrante nella patogenesi delle MPN, ma sebbene siano stati compiuti progressi significativi nella comprensione dei processi infiammatori alla base, numerose domande non trovano ancora un’adeguata risposta. Inoltre, le terapie esistenti non riescono a sopprimere in modo duraturo l’infiammazione concomitante e l’associato rischio protrombotico.
Una migliore comprensione del potenziale ruolo delle integrine e dei pathway di attivazione dei leucociti e degli eritrociti è fondamentale per fornire nuovi bersagli terapeutici per la profilassi e la terapia della trombo-infiammazione nelle MPN.

Bibliografia

Bhuria V et al. Thromboinflammation in Myeloproliferative Neoplasms (MPN)—A Puzzle Still to Be Solved. Int J Mol Sci 2022; 23(6): 3206.
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